Israele e la scusa del parco naturale per ottenere autorità sulle terre palestinesi

«È una misura brutale che costituisce un attacco diretto e premeditato ai cristiani di Terra Santa, frutto di una agenda ideologica»

I capi delle Chiese cristiane in Terra Santa esprimono “profonda preoccupazione” e “obiezione inequivocabile” contro il piano proposto dalla Israel Nature and Parks Authority (Inpa) che coinvolge l’area del monte degli Ulivi.

Il progetto “numero 101-0674788” prevede l’estensione del Jerusalem Walls National Park (risalente agli anni Settanta) fino a inglobare terreni e proprietà cristiane della zona Est, sui quali sorgono alcuni dei luoghi di culto e santuari più famosi.

Il piano non priverebbe i cristiani delle loro proprietà, ma concederebbe al governo israeliano autorità sull’area e le terre dei palestinesi, oltre che sui siti religiosi che comprendono anche la basilica del Getsemani.

La denominazione a parco naturale permette di promuovere progetti di conservazione e miglioramento dell’area, con iniziative di pulizia e rimboschimento.

Negli ultimi anni “varie entità” hanno cercato di “ridurre al minimo, se non cancellare del tutto” ogni traccia non ebraica dalla città santa, con l’obiettivo di modificare “lo status quo di questa montagna sacra”. La collaborazione fra Chiese ha fatto naufragare i loro sforzi, da qui la scelta di “portare avanti un piano che mira a dichiarare vaste aree della montagna come parco naturale”. Un progetto presentato da Inpa, aggiungono i capi cristiani, ma che “è avanzato e promosso da entità” il cui solo scopo è “confiscare e nazionalizzare uno dei siti più sacri […] alterandone la sua natura”. Una “misura brutale” che costituisce “un attacco diretto e premeditato ai cristiani di Terra Santa” frutto di una “agenda ideologica”.