Il bue che dice cornuto all’asino

Dal culto della morte alla repressione dei dissidenti: urge esame di coscienza

I toni con cui è stato scritto questo articolo del Corriere della Sera mi ricordano tanto quelli che ritroviamo negli articoli degli anni antecedenti lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Forse sono perfino peggiori, e carichi di una incoerenza quasi brutale.

Non riesco a capire con quale coraggio si accusa Putin e la Russia di «esaltare il culto della morte» quando in Italia, da diversi anni a questa parte, non si fa che parlare di diritto all'aborto e all'eutanasia mascherandolo vigliaccamente dietro il concetto distorto di libertà.

Non capisco neppure come si possa dire con tale sfacciataggine che Mosca si ispiri al fascismo in quanto avrebbe «individuato un nemico, necessario per giustificare ogni azione del regime», e che «la repressione dei dissidenti e la soppressione del diritto di critica sono la regola» quando siamo stati i primi nonché tra i più feroci a propagandare la lotta al raffreddore e l'esclusione dal lavoro e dalla vita pubblica a chi si è rifiutato di fare da cavia di un vaccino che, etimologicamente parlando, vaccino non è proprio per niente.

Sembra davvero di vivere dentro l'incubo distopico di Orwell, dove la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza. E la Russia è fascista.