L’ansia nella società dei consumi
È un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato; di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero.
Il potere ha avuto bisogno di un nuovo tipo di suddito: il consumatore!
Io credo, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologhi hanno troppo bonariamente chiamato la "società dei consumi". Una definizione che sembra innocua. E invece no. Se uno osserva bene la realtà, e soprattutto se uno sa leggere gli uomini, vede che i risultati di questa spensierata società dei consumi sono i risultati di una dittatura.
La società dei consumi ha profondamente trasformato i giovani, li ha toccati nell'intimo, ha dato loro altri sentimenti, altri modi di pensare, di vivere, altri modelli culturali. Non si tratta più, come all'epoca mussoliniana, di un'irregolamentazione superficiale, scenografica, ma di una irregolamentazione reale che ha rubato e cambiato loro l'anima.
L'ansia del consumo è un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero: perché questo è l'ordine che egli ha inconsciamente ricevuto, a cui «deve» obbedire, a patto di sentirsi diverso. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza.
Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari