Il conflitto di interesse non è una chimera
Conflitti d'interessi nella ricerca biomedica e nella pratica clinica
I medici, che si occupano della ricerca applicata e dei problemi concreti dei pazienti, si trovano oggi a lavorare in un contesto nel quale gli interessi economici sono sempre più importanti. Pertanto essi sono fortemente esposti a possibili conflitti d’interesse.
Questo è il tema bioetico posto al centro del documento, pubblicato dal Comitato Nazionale per la Bioetica sul sito ufficiale del Governo, nel quale si approfondiscono alcuni problemi quali i “falsi” nella scienza, le distorsioni metodologiche in medicina, l’etica della ricerca, il rapporto tra la ricerca clinica contemporanea e l’industria, il conflitto d’interesse del medico ricercatore e quello del clinico.
Focus sulle Considerazioni finali: recentemente sono state descritte alcune delle situazioni che si vengono frequentemente a creare, nelle quali l’obiettività della ricerca e quella dell’informazione scientifica che viene data ai medici, può venir messa in pericolo:
1) l’industria spesso non fornisce ai medici un’informazione neutrale e completa, ma un’informazione già indirizzata, creata nei propri uffici;
2) i farmaci prodotti sono spesso duplicati di altri farmaci già esistenti che non presentano vantaggi rispetto a questi ultimi e che vengono venduti a un prezzo superiore. L’industria promuove solitamente i medicamenti più recenti e costosi e a tal fine a volte elargisce ai medici vari tipi di “doni” che inducono nei sanitari un atteggiamento incline all’iperprescrizione o alla prescrizione dei farmaci più costosi;
3) l’industria controlla e indirizza la ricerca attraverso i finanziamenti che elargisce all’Università;
4) l’industria a volte interrompe ricerche non favorevoli o ne impedisce la pubblicazione. In altri casi distorce una ricerca in corso, sostituendo gli obiettivi (end points) primari con obiettivi surrogati;
5) i dati bruti delle sperimentazioni clinico-farmacologiche rimangono spesso nelle mani dell’industria e non vengono mai messi a disposizione dei ricercatori che li hanno prodotti. A questi ultimi i dati vengono forniti soltanto quando sono stati rielaborati dagli uffici statistici delle aziende;
6) l’industria, in quanto “proprietaria dei risultati”, non pubblica i risultati negativi;
7) le riviste scientifiche non pubblicano articoli con dati negativi perché di scarso interesse scientifico o commerciale;
8) l’industria condiziona, attraverso la pubblicità, le maggiori riviste mediche, i cui referees spesso hanno rapporti di dipendenza economica dalle aziende;
9) i medici che redigono le rassegne o le linee-guida sovente non sono davvero indipendenti dalle industrie.
10) anche le pubbliche amministrazioni spesso non sono indipendenti dalle industrie.