Come gusci vuoti
L’algoritmo fa quello che gli diciamo di fare; non ciò che è giusto.
Oggi ai poteri del digitale tributiamo ossequi religiosi: dalle macchine ci aspettiamo miracoli, soluzioni definitive, risposte a qualsiasi domanda.
A loro sacrifichiamo i nostri beni più preziosi: la fantasia, il senso di responsabilità, la conoscenza di noi stessi. La nostra unicità. E così rischiamo il totalitarismo cibernetico, la fine della coscienza personale. L'umanità.
L'analisi dei dati, seppur ricca di fonti, produce ipotesi complete, pertanto illusorie. Nel frattempo perdiamo ricordi e immaginazione. Non facciamo più domande, né supposizioni.
E l'intuizione? l'introspezione? La concentrazione e tutte quelle facoltà individuali che creano un sapere più libero e fantasioso?
La mentalità dei Big Data ci sta portando all'avvizzimento intellettuale e spirituale.
L'algoritmo fa quello che gli diciamo di fare; non ciò che è giusto. D'altronde è un calcolo. E di calcoli, la storia ce lo insegna, ne fanno tanti i regimi totalitari.