Studiare, per dubitare

Dubitare, sempre, anche di noi stessi e delle conclusioni che sembrano inattaccabili. Senza l'ascolto e il confronto non saremo mai davvero liberi

Siamo sommersi da distrazioni che ci spingono alla passività, all'obbedienza, al disfattismo, all'indifferenza; e ci tolgono quella voglia di studiare intesa come infinita ricerca della conoscenza e della verità.

Solo lo studio ci rende liberi e originali. Al contrario della distrazione e dell'indifferenza, ci spinge a capire le cose nel più profondo.

E così cambiamo noi stessi, sottraendoci al conformismo imperante, all'omologazione delle statistiche, ai modelli del digitale che hanno l'unica pretesa di minimizzare gli sprechi e massimizzare i profitti. Come se si potesse ridurre tutto il senso della vita a questo. Noi esseri umani non siamo solo raziocinio e progetto.

Ci affidiamo agli specialisti per risolvere i nostri problemi: non potremmo studiare tutto noi, per questo esistono loro (pensiamo al medico). Serve fiducia, ma anche vigilanza costante. Quel che dice è esauriente? È fondato sulla verità? O mente, distorce, inventa? Mira alla concordia e alla civiltà, o semina odio e divisione? Si basa su ipotesi, fatti, o opinioni? E l'opinione, a parte influenzare irrazionalmente gli animi, viene da una testa pensante?

Ascoltare, confrontare, cogliere incoerenze e corrispondenze, gli errori e i punti fermi dei ragionamenti. In una parola: dubitare. Anche di noi stessi e delle conclusioni che sembrano inattaccabili: metterle alla prova, sempre, senza presunzione. Per vagliarne eventuali debolezze.